Qualche anno fa mi sono seduta in Babelplatz – una piazza molto centrale di Berlino tra la cattedrale cattolica e l’Università Humboldt, famosa perché durante l’epoca nazionalsocialista vi furono bruciati libri inappropriati – e con una birra in mano ho guardato su uno schermo gigante il Tristano e Isotta di Wagner. Di solito una volta all’anno l’Opera di Berlino (Staatsoper) organizza un evento gratuito all’aperto sotto il motto “Staatsoper für alle” (opera per tutti). In questo modo, l’opera può raggiungere diverse generazioni e anche il passante occasionale.
Anche se si potrebbe pensare che l’opera sia per pochi, soprattutto se segue parametri più tradizionali come in Italia, è anche vero che alcuni altri luoghi sono aperti a nuove interpretazioni e innovazioni, come nel caso di Berlino, Budapest e gli Stati Uniti, dove non ci sono remore a presentare un’opera su uno schermo gigante in uno stadio di baseball. Ricordo persino una rappresentazione di Don Giovanni della Staatsoper di Berlino in cui i costumi storici furono lasciati da parte per renderla più contemporanea. Eppure il grido del Commendatore risuonava nella sala. Da un lato, l’opera potrebbe diventare più democratica, senza perdere qualità e tradizione, nel tentativo di interessare sempre più persone.
Proprio su questo punto è iniziata la mia conversazione con Elizabeth Hertzberg, una giovane soprano californiana che vive a Milano da dieci anni. Elizabeth ha studiato al Conservatorio di San Francisco, ha ottenuto una borsa di studio dalla Fondazione Avanti e ha anche partecipato e vinto diversi concorsi di canto. Le sue interpretazioni sono varie, da Ameniade (Tancredi), Ilia (Alcina), Rosina (Il barbiere di Siviglia), Zerlina (Don Giovanni), Frasquita (Carmen), Valencienne (La vedova allegra), Lucy (The Telephone), Lisa (Das Land des Lächelns) alla musica da camera e molte altre.
La Hertzberg ha studiato un master in interpretazione e tecnica vocale al conservatorio di Modena, dove ha incontrato la famosa soprano bulgara Raina Kabaivanska, che è stata anche sua insegnante e con la quale ha registrato un album. L’Orchestra Filarmonica Italiana, la Kabaivanska e la Brilliant Classics si riunirono al Teatro Comunale della città di Modena per eseguire l’opera Telephone di Menotti. Elizabeth aveva il ruolo di Lucy; e confessa che è stata una grande esperienza e che è stata una grande impressione trovare il disco alla Feltrinelli, una delle librerie più importanti d’Italia. Per Elizabeth fu una grande soddisfazione e sorpresa, quando un anno dopo aver registrato il disco, lo ha trovato nella sezione musica della Feltrinelli e ha pensato che qualcuno avrebbe voluto comprarlo e ascoltare la sua voce. In questo settore si lavora su un progetto, e quando un progetto si conclude con successo dà un certo senso alla vita.
La voce di Elizabeth Hertzberg è stata ascoltata da migliaia di persone alla Carnegie Hall, al teatro dell’opera di Sofia (Bulgaria), nei teatri di Parma, Modena, nelle chiese e nelle sale storiche di varie città europee. Secondo le sue stesse parole, essere una cantante significa portare la musica in tutti gli angoli del mondo. E così, la sua voce diventa lo strumento contro il tempo e l’oblio.
Elizabeth Hertzberg, Kennedy Center Opera House.
La ringrazio per aver trovato tempo per questa intervista, tra le continue prove, impegni e concerti. Lei vive da diversi anni in Italia, dove c’è una grande tradizione lirica, quali differenze trova con le produzioni in altri paesi?
In ogni grande e piccola città italiana c’è un teatro dove ci sono regolarmente produzioni di Puccini, Verdi e anche Mozart. Si può dire che l’Italia, essendo la fondatrice dell’opera, è più tradizionale, rispetto ad altri posti come Berlino e Budapest. Le produzioni di compositori contemporanei non sono comuni, perché hanno già Puccini, che è un grande. A volte sembra che l’opera sia bloccata in Tosca, Le nozze di Figaro e Don Giovanni. Mentre in altri posti c’è più sperimentazione e più apertura, per esempio al Metropolitan Opera c’è una produzione, Euridyce, che riprende il mito di Orfeo e il salvataggio di Euridice dagli inferi, ma dalla sua prospettiva. Il libretto è di Sarah Ruhl e la musica è di un giovanissimo compositore americano, Matthew Aucoin. Ha solo 31 anni e ha già messo in scena un’opera nella Met. È importante continuare con la tradizione delle grande opere, che hanno il potere di muovere la nostra profondità, ma è anche ugualmente importante lasciare uno spazio con la finalità di che le nuove proposte possono essere sentite. Queste nuove opere possono diventare le prossime grande opere.
Mamma mia veramente è giovanissimo. Qualche anno fa ho assistito a una rappresentazione di Don Giovanni, dell’Opera di Berlino e sono rimasta sorpresa dal fatto che, sebbene si trattasse dello stesso libretto e della stessa musica di Mozart, si erano presi alcune libertà interpretative, soprattutto nei costumi, che erano contemporanei e lasciavano fuori l’atmosfera del periodo. Credo che questo e i programmi dell’opera all’aperto aiutino molto a rinnovare il pubblico. Oltre al fatto che i biglietti non sono inaccessibili.
Il momento storico dell’opera è qualcosa d’importante per capire il tempo e la visione del mondo del compositore, ma è anche bene avere una mente aperta a nuove interpretazioni. In America succede qualcosa di simile, per esempio quando un’opera viene eseguita in uno stadio di baseball. È qualcosa di necessario perché quest’arte sopravviva, per portare molte persone a vivere un’esperienza che tocchi il loro cuore. Altrimenti, la cultura dell’opera potrebbe morire.
Bist du bei mir, J. S. Bach
È vero, in un certo senso l’opera cessa di essere per un gruppo dell’élite culturale per poter raggiungere molti e far apprezzare la bellezza, senza diminuire la qualità. Avvicinare l’alta cultura alla cultura di massa è senza dubbio un passo importante per mantenere la tradizione. In un’occasione a Milano, ho pesato illusoriamente di poter comprare un biglietto per la Scala, ma erano esauriti e un po’ cari per il budget da studente che avevo. Per non parlare del prezzo.
Purtroppo non è così facile entrare alla Scala, acquisire un biglietto essendo uno studente o un giovane è complicato. Perché anche se c’è un certo numero di biglietti che lasciano per l’ultimo minuto, bisogna andare all’ufficio per registrarsi e tenere d’occhio tutto il giorno per vedere se ci sono dei biglietti rimasti. Chi può tenere d’occhio tutto il giorno? Anche se tu volessi andare, se non hai i soldi, non puoi permetterti di perdere la giornata lavorativa. Questo limita davvero il pubblico. Idealmente sarebbe più facile, ma siamo a Milano e il galateo funziona così. In un’occasione, un ragazzo è arrivato in ritardo e sudato perché, anche se aveva il biglietto, non lo facevano entrare all’ingresso perché indossava i jeans. Così è dovuto correre da H&M per comprare un paio di pantaloni più formali e tornare indietro.
Su una nota più personale, com’è nato il suo interesse per l’opera e la sua vocazione di cantante?
Da quando avevo sei anni, ho iniziato a suonare il pianoforte. Avevo già allora un interesse per la musica, ma non avevo ancora scoperto la voce. Quando avevo dieci anni, i miei genitori comprarono un CD con diverse versioni dell’Ave Maria di Schubert, e quando lo ascoltai, provai a imitarlo cantando e mi resi conto che potevo raggiungere i toni. Fu così che scoprii la mia voce. Poco dopo una zia, che amava l’opera, mi fece vedere l’opera La Traviata e non avevo mai visto niente di così bello. Pensai che fosse un sogno e che quello era il mondo in cui volevo vivere. La musica mi ha sedotto.
Fin da quando eri bambina. L’opera è di solito in italiano, tedesco e francese. Quante lingue bisogna imparare o basta memorizzare il libretto?
Un cantante ha una formazione molto completa, soprattutto se sei americano, perché l’opera non è nostra, come lo è per gli europei. In Spagna c’è la zarzuela, l’Italia e la Germania hanno una tradizione di opera e di musica da camera ed è per questo che la maggior parte della musica classica è in quelle lingue. Al conservatorio si studiano queste lingue, anche se questo non significa che le parli come se le avessi imparate vivendo lì. Quando ci si prepara, si studia il testo, lo traduco, capisco il significato del testo e quindi lo posso esprimere. Inoltre, i musicisti hanno un buon orecchio, quindi possiamo imitare gli accenti.
The Telephone, Menotti.
Tu hai un ottimo orecchio e la capacità di imitare; mi piacerebbe anche a me averlo, io vorrei migliorare il mio accento. Hai una formazione molto completa, ma ti stai ancora allenando, come combini la formazione e i concerti con la maternità?
Solo una parola: i nonni. Senza aiuto non si può fare nulla. Fortunatamente mia madre ha potuto passare molto tempo con noi. Naturalmente anche mia suocera ci aiuta. E ora mio padre sta passando un po’ di tempo qui. Poi mia madre verrà per la prossima stagione concertistica.
I nonni sono una parte fondamentale della genitorialità. Cambiando un po’ argomento, quale personaggio ti piacerebbe interpretare o quale di quelli che hai interpretato è il tuo preferito e perché?
Che domanda difficile, perché non è che ho un personaggio preferito. Mi piace scoprire sempre nuova musica, non solo l’opera, ma anche la musica da camera come Bach. Mi innamoro dei pezzi che studio in quel momento. Per esempio, in questo momento sto studiando Lulu di Berg, che è un’opera molto difficile. Berg era un compositore austriaco, nel 1935, fu studiante di Schoenberg. In questo momento Lulu e la sua aria è quella che mi ha rubato la mente. In realtà ho trovato online il primo e il secondo atto, ma il terzo mancava e si poteva ordinare a prezzi esorbitanti. Qualche giorno fa ero a Budapest e uscendo dal concerto ho trovato una libreria di musica usata. E lì, ad aspettarmi, ho trovato il terzo atto. Avevo bisogno del terzo atto per capire meglio Lulu. Per fortuna mi stava aspettando; sapete, sono queste le cose belle della vita, quei piccoli regali che ci aspettano e ci sorprendono.
Elizabeth Hertzberg nella Sofia Opera and Ballet.
Il terzo atto era per te; ti aspettava dove meno te lo aspettavi. Hai questo processo di innamoramento del pezzo e poi come ti prepari ad eseguirlo?
Il momento culminante è il concerto, e naturalmente è molto bello, ma la mia parte preferita è il lavoro precedente per raggiungere l’interpretazione. Il lavoro che si fa con i musicisti è molto importante, perché insieme si scoprono molte cose e sfumature. Poi si può sperimentare la bellezza della musica. Cantare è qualcosa di molto speciale, molto intimo, perché la voce è uno strumento e il tuo corpo allo stesso tempo. Ascolti il tuo timbro e la tua risonanza e interpreti. Impari dai compositori, li leggi e tutto è molto poetico. Più vai in profondità con il testo e più capisci le cose e così hai la tua esperienza musicale. E poi trasmetti questa esperienza al pubblico.
A proposito di questa esperienza, può essere molto commovente. A volte è molto visibile che un cantante sia commosso, ma la voce non vacilla e continua a cantare. Come puoi cantare se sei commossa?
Quando si canta in pubblico, in un concerto, bisogna avere la forza mentale di controllarsi. L’auto-movimento è un atto egoista, perché hai già vissuto quell’esperienza, e nel momento del concerto si tratta di dare. Mi è capitato nella pratica di commuovermi; l’altro giorno stavo provando il Sommerabend e altri pezzi di Aldo Finzi e Castelnuovo-Tedesco. Ho sentito l’atmosfera estiva, i grilli, il fiume e improvvisamente mi sono commossa, perché ho pensato: che bello che sia così che mantengono in vita queste persone. Continuiamo a ricordarli e mantenendo viva la loro musica, combattiamo contro il tempo e l’oblio. Spero di rendere giustizia a ciò che hanno scritto. Perché la voce è il cuore e lo strumento che riesce a comunicare tempi passati, sentimenti e vita.
Hace algunos años me senté en Babelplatz –una plaza muy céntrica en Berlín entre la catedral católica y la Universidad Humboldt y que es famosa porque en el tiempo del Nacionalsocialismo quemaron los libros inadecuados en este lugar– y con una cerveza en mano, vi por una pantalla gigante Tristan e Isolda de Wagner. Por lo regular una vez al año la ópera de Berlín (Staatsoper) organiza un evento al aire libre y gratuito, bajo el lema “Staatsoper für alle” (ópera para todos). De este modo la ópera puede llegar a diferentes generaciones e incluso a algún transeúnte despistado.
Aunque podría pensarse que la ópera es para algunos cuantos, sobre todo si sigue parámetros más tradicionales como en Italia, también es cierto que algunos otros lugares están abiertos a las nuevas interpretaciones e innovaciones, como es el caso de Berlín, Budapest y Estados Unidos, en donde no se tiene reparos para presentar alguna ópera en una pantalla gigante de algún estadio de baseball. Incluso recuerdo una interpretación de Don Giovanni por la Staatsoper de Berlín en la que el vestuario histórico se dejó de lado, para hacerla más contemporánea. Aún así retumbó en la sala el grito del comendador. Por un lado la ópera podría democratizarse más, sin que perdiera la calidad y la tradición, en un intento de que cada vez más personas se interesen en ella.
Justamente tratando este punto, comenzó mi conversación con Elizabeth Hertzberg, una joven soprano californiana que desde hace diez años vive en Milán. Elizabeth estudió en el Conservatorio de San Francisco, obtuvo una beca de la fundación Avanti y también ha participado y ganado varios concursos de canto. Sus interpretaciones son variadas, desde Amenaide (Tancredi), Ilia (Alcina), Rosina (El barbero de Sevilla), Zerlina (Don Giovanni), Frasquita (Carmen), Valencienne (La viuda alegre), Lucy (The Telephone), Lisa (Das Land des Lächelns) hasta música de cámara y muchas otras más.
Hertzberg estudió un máster en interpretación y técnica vocal en el conservatorio de Módena, donde conoció a la famosa soprano búlgara Raina Kabaivanska, quien además fue su profesora y organizó la grabación de un álbum. En el teatro comunal de la ciudad de Módena se reunió la Orquesta Filarmónica Italiana, Kabaivanska y Brilliant Classics para interpretar la ópera Telephone de Menotti. Elizabeth cantó el papel de Lucy; y confesó que fue una experiencia maravillosa y cuando encontró el disco en uno de los estantes de la librería más importante de Italia, la Feltrinelli, le produjo una gran impresión. Para Elizabeth fue una gran satisfacción y sorpresa, cuando un año después de grabar el disco, lo encontró en la sección musical de la Feltrinelli y pensar que alguien quisiera comprarlo y escuchar su voz. En esta industria, se trabaja bajo proyecto, y cuando un proyecto concluye con éxito da cierto sentido a la vida.
La voz de Elizabeth Hertzberg la han escuchado miles en el Carnegie Hall, la ópera de Sofía (Bulgaria), teatros de Parma, Módena, iglesias y salas históricas de varias ciudades europeas. En sus propias palabras, ser cantante, implica llevar a todos los rincones la música. Y así, su voz, se convierte en el instrumento contra el tiempo y el olvido.
Elizabeth Hertzberg en el Kennedy Center Opera House.
Gracias por tomarte el tiempo para esta entrevista, entre los continuos ensayos, compromisos y conciertos. Vives desde hace varios años en Italia, donde hay una gran tradición lírica, ¿qué diferencias encuentras con las producciones en otros países? En todas las grandes y pequeñas ciudades italianas hay un teatro en el que regularmente hay producciones de Puccini, Verdi y también Mozart. Se podría decir que Italia, al ser la fundadora de la ópera, es más tradicional, en comparación con otros lugares como Berlín y Budapest. No son comunes las producciones de compositores contemporáneos, porque ya tienen a Puccini, que es un grande. A veces parece que la ópera se quedó en Tosca, las Bodas de Fígaro y Don Giovanni. Mientras que en otros lugares se experimenta más y hay una mayor apertura, por ejemplo en la Metropolitan Opera hay una producción, Eurídice, que retoma el mito de Orfeo y el rescate de Eurídice del inframundo, pero desde la perspectiva de ella. El libreto es de Sarah Ruhl y la música es de un compositor americano jovencísimo, Matthew Aucoin. Tiene solamente 31 años y su música ya ha sido interpretada en el escenario de la Met. Es importante continuar con la tradición de las grandes óperas, que están hechas de belleza y tienen el poder de mover algo profundo en nuestro interior, pero es igualmente importante dejar un espacio para que nuevas propuestas puedan ser escuchadas. A fin de cuentas podrían convertirse en las próximas grandes óperas.
Vaya que es joven. Hace algunos años asistí a una presentación de Don Giovanni, de la ópera de Berlín y me sorprendió que aunque era el mismo libreto y la música de Mozart, se habían tomado algunas libertades interpretativas, sobre todo en el vestuario, que era contemporáneo y dejaron de lado la sensación de la época. Creo que eso y los programas de la ópera al aire libre, ayudan muchísimo a renovar al público. Además de que los boletos no son impagables.
El momento histórico de la ópera es algo importante para comprender el tiempo y cosmovisión del compositor, pero también es bueno tener la mente abierta a las nuevas interpretaciones. En América sucede algo parecido, por ejemplo cuando hacen una ópera en un estadio de baseball. Es algo necesario para que este arte sobreviva, que pueda llevar a muchos a vivir una experiencia que les toque el corazón. De otro modo, la cultura de la ópera podría morir.
“Bist du bei mir”, J. S. Bach.
Cierto, de algún modo la ópera deja de ser para un grupo de la élite cultural para poder llegar a muchos y que aprecien la belleza, sin que por ello la calidad disminuya. Acercar la alta cultura a la cultura de masas es sin duda un paso importante para mantener la tradición. En una ocasión en Milán, ilusamente, pesé que podría comprar un boleto para la Scala, pero estaban agotados y un poco caros para el presupuesto de estudiante que llevaba. Sin mencionar la etiqueta.
Por desgracia no es tan fácil entrar a la Scala, adquirir un boleto siendo estudiante o un joven es complicado. Porque aunque hay un número de boletos que dejan para el último minuto, tienes que ir a la oficina a registrarte y estar al pendiente durante todo el día por si realmente quedaron boletos sobrantes. ¿Quién puede estar al pendiente todo el día? Aunque tuvieras todas las ganas de ir, si no tienes el dinero, tampoco puedes permitirte faltar a la jornada laboral. Eso delimita mucho al público. Lo ideal sería que fuera más fácil, pero estamos en Milán y así funciona la etiqueta. En una ocasión, un chico entró con retraso y sudado porque aunque tenía el boleto, en la entrada no lo dejaban entrar por vestir jeans. Entonces tuvo que correr a H&M a comprar un pantalón que se viera más formal y regresar corriendo.
En cuestiones más personales. ¿Cómo empezó tu interés por la ópera y tu vocación como cantante?
Desde que los seis años empecé a tocar el pianoforte. Entonces ya tenía interés por la música, pero aún no descubría la voz. A los diez años mis padres compraron un CD con diferentes versiones del Ave María de Schubert, y cuando lo escuché, intenté imitar cantarla y me di cuenta de que alcanzaba los tonos. Así descubrí mi voz. Poco después una tía, que adoraba la lírica, me enseñó la ópera de La Traviata y no había visto nada tan bello. Pensé que era un sueño y que ese era el mundo en el que quería vivir. La música me sedujo.
La ópera por lo regular es en italiano, alemán y francés. ¿Cuántos idiomas debes aprender o basta con memorizar el libreto?
Un cantante tiene una formación muy completa, sobre todo si eres americano, porque la ópera no es nuestra, como lo es para lo europeos. En España está la zarzuela, Italia y Alemania tienen una tradición de ópera y música de cámara y por eso la mayor parte de la música clásica está en esos idiomas. En el conservatorio estudiamos esas lenguas, aunque eso no significa que lo hablas como si lo hubieras aprendido viviendo en el lugar. Cuando te preparas, estudias el texto, lo traduces, entiendes el sentido del texto y así puedes exprimirlo. Además de que los músicos tenemos buen oído y así podemos imitar los acentos.
Ópera The Telephone de Menotti.
Vaya que tienen muy buen oído y capacidad de imitación, ya quisiera yo un poco para mejorar el acento. Tienes una formación muy completa, pero sigues formándote. ¿Cómo compaginas la formación y los conciertos con la maternidad?
Basta decirte una palabra: abuelos. Sin ayuda uno no puede hacer nada. Por fortuna mi madre ha podido pasar mucho tiempo con nosotros. Claro que también ayuda mi suegra. Y ahora mi padre está pasando una temporada aquí. Después vendrá mi madre para la siguiente temporada de conciertos.
Los abuelos son una parte fundamental en la crianza. Cambiando un poco el tema, ¿qué personaje te gustaría interpretar o cuál de los que interpretaste es tu favorito y por qué?
Que pregunta tan difícil, porque no es que tenga un personaje favorito. Siempre me gusta descubrir música nueva, no sólo ópera, también música de cámara como Bach. Yo me enamoro de las piezas que estudio en ese momento. Por ejemplo, ahora estoy estudiando a Lulú, de Berg, que es una ópera muy difícil. Berg fue un compositor austriaco que vivió durante la primera parte del siglo veinte y fue estudiante de Schoenberg. En este momento Lulú y su aria es la que me ha invadido la cabeza. De hecho encontré en línea el primer y segundo acto, pero el tercero no estaba y podías encargarlo por precios exorbitantes. Hace algunos días estuve en Budapest y saliendo del concierto, encontré una librería de libros de música usados. Y ahí, esperándome, encontré el tercer acto. Lo necesitaba para comprender mejor a Lulú. Y ahí estaba, justo en el librero, con mi nombre escrito; sabes, son esas cosas bellas de la vida, esos pequeños dones que nos esperan y sorprenden.
Elizabeth Hertzberg en la Ópera y Ballet de Sofia, Bulgaria.
El tercer acto era para ti, te aguardaba donde menos lo hubieras pensado. Tienes este proceso de enamorarte de la pieza y después ¿cómo te preparas para interpretar?
El momento culmen es el concierto, y claro que es muy bello, pero mi parte preferida es el trabajo previo par lograr la interpretación. El trabajo que haces con los músicos es muy importante, porque juntos descubrimos muchas cosas y matices. Entonces puedes experimentar la belleza de la música. Cantar es algo muy especial, muy íntimo, porque la voz es un instrumento y tu cuerpo a la vez. Escuchas tu timbre y tu propia resonancia e interpretas. Aprendes de los compositores, lees sus notas y pasas tiempo con los textos escritos por diferentes poetas y libretistas, incluso algunas veces por los propios compositores. Mientras más profundizas con el texto comprendes más cosas y así tienes tu propia experiencia musical. Y después transmites esa experiencia a los espectadores.
Sobre esta experiencia, puede ser muy conmovedora. A veces es muy visible que un cantante se conmueve, pero la voz no se entrecorta y sigue cantando. ¿Cómo puedes cantar si te conmueves?
Cuando cantas en público, en un concierto, debes tener la fuerza mental para controlarte. Dejarte auto-conmoverte es un acto un tanto egoísta, porque tu ya viviste esa experiencia, y en el momento del concierto se trata de dar. Me ha sucedido en las prácticas que me conmuevo, el otro día estaba practicando la Sommerabend y otras piezas de la Heine Lieder de Castelnuovo-Tedesco. Sentí la atmósfera del verano, los grillos, el río y de pronto me conmoví, porque pensé, que bello es que así mantenemos vivos a estas personas. Estos compositores increíbles, sus almas y sus pensamientos que están en papel, vuelven a la vida con la música. Continuamos recordándolos y al mantener viva su música luchamos contra el tiempo y el olvido. Espero hacer justicia a aquello que escribieron. Porque la voz es el corazón y el instrumento que logra comunicar los tiempos pasados, los sentimientos y la vida.
A few years ago I sat in Babelplatz – a very central square in Berlin between the Catholic Cathedral and Humboldt University, famous because of the book burnings that took place there during the National Socialist era – and with a beer in hand, I watched Wagner’s Tristan and Isolde on a giant screen. Usually, once a year, the Berlin Staatsoper organizes a free open-air event that they call “Staatsoper für alle” (opera for everyone). In this way, opera can reach different generations and even the occasional stray passerby.
Although one might think that opera is for the few, especially when it tends to follow more traditional parameters, like oftentimes in Italy, it is also true that many places are open to new compositions and interpretations, as is the case in much of northern Europe and the United States, where there are no qualms about presenting an opera on a giant screen in a baseball stadium. I even remember a performance of Don Giovanni by the Berlin Staatsoper in which the historical costumes were left aside to make it more contemporary. Still the cry of the Commendatore echoed in the hall. On the one hand, opera could become more democratic, without losing quality and tradition, in an attempt to get more and more people interested in it.
It was precisely on this point that my conversation began with Elizabeth Hertzberg, a young Californian soprano who has been living in Milan for ten years. Elizabeth studied at the San Francisco Conservatory, was given a scholarship by the Avanti Foundation and has also participated in and won several singing competitions. Her interpretations are varied, from Amenaide (Tancredi), Ilia (Alcina), Rosina (The Barber of Seville), Zerlina (Don Giovanni), Frasquita (Carmen), Valencienne (The Merry Widow), Lucy (The Telephone), Lisa (Das Land des Lächelns) to chamber music and much more.
Hertzberg received a masters in interpretation and vocal technique at the Conservatory in Modena, where she met the esteemed Bulgarian soprano Raina Kabaivanska, who was also her teacher and who organized the recording of an album. The Italian Philharmonic Orchestra and Brilliant Classics met at the Teatro Comunale di Modena to perform and record Menotti’s opera The Telephone. Elizabeth sang the role of Lucy; and she confessed that it was a wonderful experience and when she later found the CD on the shelf of one of Italy’s most important bookstores, Feltrinelli, it made quite an impression. For Elizabeth, it brought great satisfaction and surprise, when, a year after recording the album, she found it in the music section of the Feltrinelli and thought how incredible it was that someone would want to buy it and listen to her voice. In this industry, you work on a project, and when a project concludes successfully, it gives a certain meaning to life.
Elizabeth Hertzberg’s voice has been heard by thousands at Carnegie Hall, the opera house in Sofia (Bulgaria), theaters in Parma, Modena, churches and historic halls in various European cities. In her own words, being a singer means taking music to all corners of the world. And so, her voice becomes the instrument against time and oblivion.
Photo: Elizabeth Hertzberg, Kennedy Center Opera House.
Thank you for taking the time for this interview, between the continuous rehearsals, commitments and concerts. You have been living for several years in Italy, where there is a great lyric tradition, what differences do you find with the productions in other countries?
In every big and small Italian city there is a theater where there are regular productions of Puccini, Verdi and also Mozart. You could say that Italy, being the birthplace of opera, is more traditional if compared to other places like Berlin or Budapest, for example. Productions of contemporary composers are not as common, because they already have Puccini, who is a great. Sometimes it seems that opera is stuck in Tosca, The Marriage of Figaro and Don Giovanni, while in other places there is more experimentation and more openness. For example, at the Metropolitan Opera right now there is a production, Eurydice, which is based on the myth of Orpheus and the rescue of Eurydice from the underworld, but from her perspective. The libretto is by Sarah Ruhl and the music is by a very young American composer, Matthew Aucoin. He is only 31 years old and his music is already being performed on the stage of the Met. It’s important to continue with the traditional great operas, which are filled with beauty and have the power to move something deep inside of us, but it’s important to leave room for new works to be heard. They could, after all, become the next great operas.
Boy, is he young. A few years ago I attended a performance of Don Giovanni at the Berlin Opera and was surprised that although it was the same libretto and music by Mozart, they had taken some interpretative liberties, especially in the costumes, which were contemporary and left out the period feel. I believe that this and the open-air opera programs help a lot to renew the public. Besides the fact that the tickets are not unaffordable.
It’s important to understand the historical period in which the opera was written, but it is also good to be open to new interpretations. It’s also important the way in which opera is being presented. In San Francisco, for example, they have opera at the ballpark which is a live broadcast onto the stadium’s screen from the opera house. It is something necessary for this art to survive, to bring many people to live an experience that touches their hearts. Otherwise, the culture around this art form could die.
“Bist du bei mir” J. S. Bach.
True, in a way opera ceases to be for a group of the cultural elite to be able to reach many and appreciate the beauty, without diminishing the quality. Bringing high culture closer to mass culture is undoubtedly an important step in maintaining tradition. On one occasion in Milan, I deludedly thought that I could buy a ticket to La Scala, but they were sold out and a bit expensive for the student budget I was carrying. Not to mention the price tag.
Unfortunately it’s not that easy to get into La Scala. Buying a ticket last minute if you are a student or a young person is complicated. Although there are a number of tickets that they keep for the last minute, you have to go through a long, grueling, all-process just to get a cheap ticket in the balcony. Who can waste an entire day in various lines? Even if you wanted to go, if you don’t have the money, you can’t afford to miss the workday. That really limits the audience. Ideally it should be easier, but we are in Milan and that’s how it works. On one occasion, a guy came in late and sweaty because even though he had a ticket, they wouldn’t let him in at the entrance because he was wearing jeans. So he had to run to H&M to buy a pair of pants that looked more formal and run back.
On a more personal note, how did your interest in opera and your vocation as a singer begin?
I have played the piano since I was six. I already had an interest in music then, but I had not yet discovered my voice. When I was ten years old, my parents bought a CD with different versions of the Ave Maria, and when I listened to it, I tried to imitate singing it and I realized that I could reach the notes. That’s how I discovered my voice. Shortly afterwards an aunt, who loved opera, showed me a video of the opera La Traviata and I had never seen anything so beautiful. I thought it was a dream and that this was the world I wanted to live in. Music seduced me.
Opera is usually in Italian, German and French. How many languages do you have to learn or is it enough to memorize the libretto?
A singer has a very complete training, especially if you are American, because opera is not ours, as it is for Europeans. In Spain there is zarzuela, Italy and Germany have a tradition of opera and chamber music and that’s why most classical music is in those languages. At the conservatory we study those languages, although that doesn’t mean that you speak them as if you had learned them living there. When you prepare, you study the text, you translate it, you understand the meaning of the text and so you are able to express it. Fortunately musicians have a good ear, so we can imitate accents.
The Telephone by Menotti.
You have a very good ear and the ability to imitate; I would like to improve my accent. You have a very complete training, but you are still training, how do you combine training and concerts with motherhood?
Just one word: grandparents. Without help you can’t do anything. Fortunately my mother has been able to spend a lot of time with us. Of course my mother-in-law also helps. And now my father is spending some time here. Then my mother will come for the next concert season.
Grandparents are a fundamental part of parenting. Changing the subject a little bit, which character would you like to play or which of the ones you played is your favorite and why?
What a difficult question, because it’s not that I have a favorite character. I always like to discover new music, not only opera, but also chamber music, like Bach. I always fall in love with the pieces I am studying at the time. For example, right now, I’m working on Lulu by Berg, which is a very difficult opera. Berg was an Austrian composer during the first part of the 20th century and was a student of Schoenberg. Right now Lulu and her aria is the one that has invaded my mind. I found the first and second act scores online, but the third was missing and you could order it for an exorbitant price. A few days ago, I was in Budapest and coming out of the concert, I found a used music bookstore. There, waiting for me, I found the third act. I needed it to understand Lulu better. And there it was, just on the shelf. You know, it’s those beautiful things in life, those little gifts that wait for us and surprise us.
Photo: Elizabeth Hertzberg at The Sofia Opera and Ballet.
The third act was for you; it was waiting for you where you least expected it. You have this process of falling in love with the piece and then how do you prepare to perform it?
The culminating moment is the concert, and of course it is very beautiful, but my favorite part is all the work that goes into the piece beforehand. The work you do with the musicians is very important, because together we try to understand better what the composer had in mind. Then you can experience the beauty of the music. Singing is something very special, very intimate, because the voice is an instrument and your body at the same time. You have your own timbre and your own resonance and your own interpretation. You learn from the composers, you read their notes and spend time with the texts written by various poets and librettists, sometimes even the composers themselves. The more you go deeper into the text the more you understand things and so you have your own musical experience. And then you transmit that experience to the audience.
About this experience, it can be very moving. Sometimes it is very visible that a singer is moved, but the voice doesn’t falter and keeps on singing. How can you sing if you are moved?
When you sing in public, in a concert, you must have the mental strength to control yourself. Letting yourself get too emotional is a bit selfish because you have already lived that experience, and at the moment during the concert, it is about giving. Sometimes it happens that I get moved while I’m rehearsing. The other day, I was running through Sommerabend and other pieces from Castelnuovo-Tedesco’s Heine Lieder. I was aware of the summer atmosphere, the crickets, and the river and suddenly, I was very moved, because I thought, how beautiful it is that this is how we keep these people alive. These incredible composers, their souls and thoughts on paper, come to life in music. We continue to remember them and by keeping their music alive we fight against time and oblivion. I hope to do justice to what they wrote. Because the voice is the heart and the instrument that is able to communicate the past, feelings and life.