Il caffè sospeso

por | Dic 2, 2020 | 0 Comentarios

Valerio Pellegrini

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Siamo a Napoli centro. Il vociare dei commercianti e dei turisti riempie le strade di colore e allegria. Mentre ci perdiamo tra i piccoli vicoli adiacenti a Via S. Gregorio Armeno tra odori di pizza e castagne scorgiamo un bar. Decidiamo dunque di entrare per bere qualcosa, si proprio un bel caffè è quel che ci vuole dopo questa bella camminata! Andiamo al bancone per ordinarlo quando, inaspettatamente, ci viene servito senza dover pagare, “è sospeso” dice il barista. Ebbene sì, con sorpresa e improvvisamente, scopriamo e ci troviamo catapultati in questa tradizione tutta napoletana del caffè sospeso. Un caffè che ci aspettava, offerto da qualcuno che è passato prima di noi, qualcuno che neanche conosciamo, per quelli che sarebbero venuti dopo. 

Caffè Gambrinus, Napoles
Gran Caffè Gambrinus, Napoli

È a partire da questa tradizione che vorrei parlarvi dell’attesa, visto anche l’imminente inizio del tempo dell’avvento. Quello dell’attesa è un tema centrale nella nostra modernità in cui tutto sembra essere così veloce, fatto di istanti, di momenti che si perdono tra un luogo ed un altro tra una persona ed un’altra, attimi da rubare al presente per poterci sentire vivi anche solo per qualche secondo. Tanti momenti che non riusciamo più a vivere pienamente, assaporandone l’intensità, perché già stiamo aspettando l’istante successivo che forse sì, sarà quello buono per poter finalmente essere pienamente noi stessi!

Sembra quasi che, in questo turbinio che va tra un messaggio sui social networks, una e-mail e una chiamata, ci troviamo come continuamente immersi nei vicoli di Napoli fatti di colori, profumi, allegria, caos vagando senza meta tra un ristorante, un negozio e un aperitivo. Come i vicoli di Napoli, i continui input a cui siamo sottoposti potrebbero disorientarci, farci sentire persi e addirittura anche soli. Dei nuovi Robinson Crusoe metropolitani.

Piazza del plesbiscito, Napoli

Abbiamo forse perso la capacità di aspettare e di avere pazienza? Abbiamo forse perso la capacità di assaporare con lentezza i diversi gusti del presente e della vita? Eppure è proprio nell’essere presenti nel qui ed ora che scopriamo la bellezza della vita! Quello che invece sperimentiamo è una costante insoddisfazione, una voracità, una fame di istanti che riaccenda la nostra dopamina un secondo dopo l’altro. Verrebbe da domandarsi con T.S. Eliot: “Dov’è la saggezza che abbiamo perso nella conoscenza? Dov’è la conoscenza che abbiamo perso nell’informazione?”.

Forse per comprendere a pieno la dinamica dell’attesa e la sua radice è necessario entrare pienamente nella dinamica del caffè sospeso, una dinamica di gratuità che per un momento ci tira fuori dal tram tram di Napoli e da tutti i suoi continui stimoli. Ma cosa ha a che fare la gratuità con l’attesa? Come un semplice caffè offerto ci può parlare dell’attendere?

A questo punto è necessario fare un balzo indietro ed entrare nel mistero delle parole. Non è casuale che la parola attendere in spagnolo (esperar) abbia la stessa radice della parola speranza (esperanza), il latino spes che a sua volta deriva dal sanscrito spa che significa guardare. Un significato originario simile può ritrovarsi curiosamente anche nell’italiano aspettare, dal latino ad-spicere, guardare verso, ed anche nel verbo inglese to wait (aspettare) che ha la stessa radice del verbo to watch (guardare): il franco wahtijan, e che significa proprio guardare.

Già questi brevi cenni etimologici ci fanno intuire che la parola attendere ha a che vedere con il guardare. Ma perché guardare? Cosa significa guardare? E poi guardare chi o cosa? È sufficiente guardare noi stessi per aspettare o è necessario guardare un altro? È qui che forse si svela il mistero del caffè sospeso e quindi anche dell’attesa. La società in cui viviamo sembra invitarci continuamente a guardare, ma a guardare noi stessi, le nostre esigenze, le nostre necessità, a creare la nostra storia di Instagram per essere guardati o addirittura guardarci da soli, ma raramente ci invita a guardare le necessità dell’altro.

Una volta entrati in quel bar di Napoli il tempo si è come fermato, si è sospeso per l’appunto, siamo rimasti sospesi nel presente proprio come il caffè, siamo rimasti sorpresi, ci siamo sentiti improvvisamente guardati, in una parola amati. Un’esperienza di gratuità ci ha come restituito il tempo, il presente, qualcuno aveva dato qualcosa di sé per noi e proprio non aspettandocelo ci ha ridato la speranza, la capacità di attendere e quindi di amare non solo noi stessi ma anche l’altro e ciò che ci circonda. Quella persona che ci aveva pagato il caffè ci aveva guardato, pur non conoscendoci e non sapendo chi sarebbe stato il prossimo cliente, aveva donato senza aspettarsi nulla in cambio. 

Foto: Richard Balane by Pexels

La nostra capacità di attendere è il nostro saperci già attesi, il caffè sospeso è forse una metafora per parlare a tutti noi in questi tempi così confusi, veloci e movimentati in cui le brutte notizie si succedono e attendiamo tutti una buona notizia. Il caffè sospeso ci parla proprio dell’avvento, un momento in cui ci mettiamo nell’attesa di scoprirci attesi. Cosa è l’attesa della nascita di Gesù se non un momento sospeso in cui scoprirci amati, attesi dalla buona notizia dell’amore che viene e verrà ogni giorno? Cos’è la nascita di Gesù se non quella grazia, quella gratuità inaspettata che ci sorprende ogni giorno della nostra vita, che ci ridà la capacità di sperare, di aspettare e di amare?

Gran Caffé Gambrinus
Gran Caffé Gambrinus, Napoli

 Quella persona che ci ha offerto quel caffè ci ha atteso affinché noi potessimo scoprirci attesi, nel suo dono ci siamo scoperti dono. Ecco che usciti da quel bar di Napoli possiamo guardare a tutti quei colori, quei sapori, quei suoni che prima ci sembravano senza senso, che ci portavano ad una confusione eccitante e a allo stesso tempo ad un senso di angosciante solitudine, con occhi nuovi, con gli occhi di colui che si sa già atteso, che accoglie, e tutto improvvisamente riacquista senso. Nulla è più come prima, non siamo più ladri di istanti, non dobbiamo più cercarci tra un’emozione e l’altra o difenderci da questo apparente caos ma siamo improvvisamente amati e amanti. Un vero mistero, una vera grazia! 

(Proprio in questi giorni nella chiesa di San Severo fuori le mura, al Rione Sanità, nel cuore di Napoli, è partita l’iniziativa del tampone sospeso dell’associazione Sanità Diritti in Salute e di Fondazione San Gennaro che permette di poter effettuare un tampone Covid a 18 euro. Chi vuole, può donare anche un tampone a chi non può permetterselo. Verrebbe da da dire, questa è davvero la buona notizia!)

Valerio Pellegrini

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